Friday in crime: Il peso della neve di Christian Guay-Poliquin (Marsilio)

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It’s crime time! Per il mio Friday in crime il protagonista di oggi è “Il peso della neve” di Christian Guay-Poliquin, pubblicato da Marsilio e tradotto da Francesco Bruno.

31 Gennaio

Il peso della neve

di Christian Guay-Poliquin

Acquistalo subito: Il peso della neve

Editore: Marsilio
Collana: Farfalle
Traduzione: Francesco Bruno
Genere: Thriller

Prezzo: € 17,00
Pagine: 247

In seguito a un brutto incidente, un uomo si ritrova nella stanza di una casa in mezzo alla neve. Ha le gambe paralizzate ed è in balia di un vecchio che non conosce. Il misterioso signore gli cura le ferite, gli prepara da mangiare e fa quel che può per riscaldare e illuminare l’ambiente, perché l’energia elettrica è saltata a causa di un improvviso e generalizzato blackout. Ma nonostante l’apparente dedizione, il vecchio rimane un enigma per il suo paziente: potrebbe nascondere qualunque segreto, potrebbe nutrire istinti violenti, potrebbe essere capace di un gesto inconsulto. Come se non bastasse, inquietanti personaggi dai nomi biblici fanno visita ai due uomini portando viveri e notizie dal villaggio vicino, ma neanche loro sembrano persone di cui fidarsi. Con il livello della neve, sale anche la tensione. Di fatto, quella casa immersa in un mare di ghiaccio è una trappola senza uscita, proprio come lo era il labirinto per Dedalo e Icaro. Prigionieri dell’inverno spietato, delle minacce esterne, ma soprattutto l’uno dell’altro, i due possono solo sperare di procurarsi delle ali metaforiche e provare a volare. A patto che l’ambizione non si riveli una condanna. Acclamato da pubblico e critica come la nuova promessa della letteratura canadese, Christian Guay-Poliquin dà vita a un thriller psicologico che in realtà è molto di più: la storia di una guarigione ma anche di una crescita, di un rapporto tra generazioni che nasce e si evolve in modi inaspettati e in una condizione ambientale estrema; la storia dell’isolamento forzato di due persone e di un’intera comunità, che si trova a fare i conti con bisogni primari e istinti elementari; la storia dell’eterna sfida tra l’uomo e una natura selvaggia, sublime e ostile, salvifica e fatale.

Il venerdì non è mai stato così agghiacciante. Lasciatemelo dire, quando ho letto “Il peso della neve” mai avrei immaginato di ritrovarmi catapultata in questo genere di storia: claustrofobica ed asfissiante. È stato un po’ come ritrovarsi da soli in una stanza, senza finestre o porte, e vedere i personaggi evolversi dinnanzi ai propri occhi, un genere di narrazione che si prende il tempo necessario per descrivere una situazione di prigionia assoluta, non dettata dalla volontà degli uomini bensì da quella della natura.

All’inizio non capivo il motivo per il quale venisse classificato come thriller, anche se di thriller aveva ben poco per me, sembrava quasi un romanzo di narrativa, il racconto di una situazione di cui vogliamo conoscere i dettagli senza aspettarci che qualcuno muoia o che succeda qualcosa di terribile. E invece poco a poco ho capito quale fosse la dimensione del brivido in questo romanzo, ovvero nella scelta dell’autore di portare all’estremo una fase di stallo, come quella di restare bloccati per colpa della neve, ed ampliarla, mostrando in tutto e per tutto la psicologia dei suoi personaggi, che seguono alla lettera le stesse regole di una società ristretta, ognuno ha il suo scopo e il suo ruolo, e nessuno può fare a meno degli altri.

Attraverso gli occhi del narratore, il protagonista, ci ritroviamo a vivere i suoi panni vivendo la situazione dalla parte dell’assistito, colui che dopo un’incidente stradale è rimasto paralizzato, in attesa di cure, ma essendo inverno non c’è molto da fare, la neve è riuscita a ostruire i passaggi, rendendo difficile procurarsi i beni di prima necessità ed è per questo motivo che il personaggio principale viene spostato nella baita occupata da Matteo, un vecchietto particolare, reputato da alcuni un folle poiché è sempre intento a voler lasciare la città ma non riesce mai a realizzare il suo desiderio.

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L’esistenza del protagonista si lega a quella di Matteo, trasformando il loro in un rapporto di prigionia, lui per la sua paralisi mentre l’altro per il suo compromesso con il vigile, l’unico biglietto per lasciare il villaggio infatti è prendersi cura del ferito e qui comincia a sentirsi nell’aria quel senso di oppressione dovuto allo scenario messo in atto. La neve continua a cadere inghiottendo tutto ciò che si conosceva ed appiattendo ogni cosa, trasformando il mondo in un’enorme distesa bianca contro la quale l’uomo non può nulla se non accettare la sua sorte.

Ed è qui che le sfumature della narrativa vengono a patti con il thriller, quello psicologico. La neve non è altro che un nemico naturale dell’uomo che come si è visto nel racconto arriva a trasformarlo, a tirare fuori il proprio lato oscuro perchè, nolente o volente, una volta finite le scorte per l’inverno bisogna scendere a compromessi e pensare alla propria sopravvivenza.

Christian Guay-Poliquin con uno stile suggestivo ed ammaliante crea una bolla nella quale i suoi personaggi sfiorano la morte, mentre la neve continua a cadere in quello che sembra un’inverno interminabile che porta via con sè ogni cosa, il senso del tempo, la ragione e persino la speranza. Personaggio dopo personaggio vedremo l’evolversi della condizione delicata del protagonista alla quale si intrecciano le vite di Matteo e gli altri volti che verranno a fargli visita nella piccola baita.

Questo è dunque un romanzo che parla di sopravvivenza, di riuscire a superare una situazione difficile come quella del personaggio principale, ma anche di scampare alla neve, la vera protagonista del racconto attorno alla quale si intreccia il mito di Dedalo e Icaro, tra una pagina e l’altra, dando una spinta in più all’opera.

“Il peso della neve” è così grande da schiacciare qualsiasi cosa, ma allo stesso tempo riesce ad alleggerire le questioni più pesanti della vita, soffocandole.

“Ma la neve è invincibile. Presto, arriverà fin sotto la mia finestra. Poi, sopra. E io non vedrò più niente. È inverno. Le giornate sono corte e gelide. La neve fa paura. I grandi spazi si ritraggono”.

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Marsilio per la copia omaggio.

 

May the Force be with you!
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